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L’essere umano è abituato ai cambiamenti e alle crisi, vive perturbazioni continue, alcune che passano inosservato, altre che arrivano potenti come uno tsunami. Quello che non è abituato a fare è subire un’accelerazione evolutiva di questa portata, a cambiare così velocemente e di netto le proprie abitudini, e a rimanere intrappolato a lungo in una situazione che ancora oggi, a distanza di due mesi circa, appare incomprensibile e surreale.

Ed è proprio nelle mura di casa in cui siamo rimasti intrappolati che dobbiamo mettere in campo le nostre risorse e la nostra resilienza per affrontare al meglio i possibili stati i ansia e depressione. Questa è una dura prova e una conseguenza probabile è che situazioni a rischio prima del coronavirus si sintetizzino ed emergano in maniera più dirompente. E’ di per sé una sfida ardua anche per coloro che possiedono una struttura ben solida ed un buon livello di autonomia personale, sia che vivano da sole ma con un partner (o addirittura l’intera famiglia) in un’altra zona della città o regione/stato, o che siano coppie e famiglie ben navigate.

Vediamo più da vicino come rendere questa gabbia… una casa!

 

La coppia al tempo del coronavirus

Che sia una coppia ben stabile o in fase di crisi, alcune osservazioni possono rivelarsi valide in entrambi i casi.

  • È utile mantenere una routine: prima erano gli impegni di lavoro o altro a scandire le nostre giornate e a portarci fuori casa, adesso possiamo essere più autonomi e liberi nel gestirli in base alle nostre esigenze.
  • Non va sottovalutata l’importanza di mantenere una cura di noi, della nostra persona e igiene, e dello spazio in cui viviamo.
  • Creare una spazio di vicinanza al partner, con cui condividere le emozioni, compiti e attività ludiche, ma al contempo provvedere alla costruzione di uno altro spazio, quello privato e intimo, sia in termine di luogo che di tempo, che prima della quarantena era mantenuto e preservato da questo “fuori”. Ne rimaniamo comunque i custodi e quindi consapevoli e anche capaci di ricrearlo, in modi e forme nuove.
  • Ciò che ci fa stare bene fuori può essere portato dentro: allora le relazioni sociali a cui siamo abituati possono essere rese fruibili con i nuovi canali di comunicazioni. Ciò ci permette di condividere con le persone care come stiamo e poterci confrontare. 

 

Distanti ma vicini: partner divisi

 

Che difficoltà devono affrontare  invece le coppie che vivono a distanza? Inizierei con il differenziare coppie che hanno alle loro spalle un trascorso di esperienze vissuto insieme: hanno dalla loro parte un pezzo di storia dal quale poter attingere risorse per far fronte agli ostacoli che incontrano oggi, e che prende il nome di #iorestoacasa… separato da te!

Se hanno avuto la possibilità di costruire una routine più o meno consolidata, e’ su questa che possono far affidamento, mantenendo, anche se distanti, una vicinanza profonda. Si affaccia l’esperienza ancora più massiccia di sapere che l’altro c’è anche se non si può vedere, nel senso di toccare. Questo non ha a che fare con i reali km di distanza, cioè con un fattore oggettivo, ma con un livello più profondo e inconscio che ci tocca indistintamente: una separazione è sempre un evento difficile, a cui ciascuno reagisce con gli strumenti che possiede in maniera del tutto soggettiva, cioè inerenti alla propria storia di vita.

  • E’ utile mantenere dei rituali e preservare i momenti di incontro che si avevano prima della quarantena: stabilendo orari e appuntamenti ad esempio per aperitivi, cene e perché no, anche per momenti più intimi e riservati.
  • Considerare normali anche agli stati d’animo che si percepiscono come disarmanti: ansia, frustrazione, paure. Ci rivelano da una parte quanto possiamo essere fragili ma, allo stesso tempo,  far emergere la consapevolezza di noi stessi, aumentare il nostro grado di autonomia, e far fronte alla sofferenza dell’isolamento.

Per le coppie da poco costituitesi il grado di difficoltà può essere maggiore: la prima fase della relazione, detta “luna di miele” o infatuazione, è basata fortemente su una componente fisica-di vicinanza, sulla presenza dell’altro come rispecchiamento di noi stessi, in cui deponiamo una massiccia identificazione di noi e dei nostri bisogni. Possiamo ipotizzare che la quarantena faccia emergere vissuti emotivi caratterizzati da più instabilità e angosce, ma non è meno vera la possibilità di farci i conti, di affrontarli, permettendoci di lavorare sulle parti di noi affidate al partner e a cui saremo noi a provvedere (anticipando ciò che a tutte le coppie spetta in una fase successiva alla luna di miele: “l’innamoramento”, in cui termina l’identificazione con l’altro).

 

Vicini ma distanti: coppie in crisi

Situazione ben diversa è quella vissuta da una coppia che già prima della quarantena viveva “a distanza”.

Ciò che è stato riportato sopra continua ad essere potenzialmente valido.

  • Inoltre può essere di aiuto stabilire, con il partner con cui si vive una situazione di guerra fredda, orari e compiti che spettano ad ognuno, per limitare il più possibile scatti di ira e incomprensioni; così come differenziare l’uso degli spazi e chiarire il bisogno di avere uno spazio privato. Questi ultimi possono rappresentare sia la possibilità di mantenere delle distanze di sicurezza, sia  l’opportunità di riflettere su di noi, la nostra storia, i nostri bisogni e perché no, progetti e prospettive future di cambiamento che, prima della quarantena, abbiamo tralasciato.
  • Ove compare il bisogno di confrontarsi si può circoscrivere un tempo in cui incontrarsi e accettare di poter parlare all’altro di sé e delle difficoltà vissute in prima persona (e non quindi iniziare il discorso con “TU..hai fatto o detto..”). Parlare di noi stessi mette in risalto i nostri punti i vista, i nostri vissuti e il nostro bagaglio emotivo. Parlare all’altro “dell’altro”, il famoso “TU”, rappresenta già al suo interno scenari di possibili attacchi e invasioni, innescando scintille che porterebbero inesorabilmente ad un conflitto aperto.
  • A volte tutto questo non è possibile e si rende necessario il saper disinnescare una bomba: essere quindi in grado di riconoscere i segnali di un conflitto che porta solo ad un’escalation di rabbia. Il partner che si riconosce più incline a questa dote (a volte si alternano) può decidere di lasciare il ring, non cedere e stare in attesa di tempi di pace, più idonei al dialogo e alla risoluzione delle difficoltà!

 

Terapia di coppia: quando rivolgersi ad un professionista

Qualora tutto questo non fosse sufficiente è bene accettare i limiti di quello che possiamo fare. E se necessario rivolgersi ad un consulente per un sostegno o consulenza. E’ sempre possibile la consulenza telefonica, e se richiesta quella online, in attesa che si possano riprendere le consulenze in modalità vis a vis.