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Il trauma…ci riguarda tutti e da vicino!

Molti sono gli eventi che possiamo definire traumatici.
Dobbiamo però chiederci se il trauma è sito in quel evento (lutto, perdite, incidenti, banca rotta e altro) o dentro di noi, quindi nei segni specifici che riporta il nostro corpo e la nostra mente in relazione a quel determinato evento, nella specifica modalità che mettiamo in atto per predisporci a ciò che ci è accaduto e che definiamo traumatico, nel modo in cui gli facciamo più o meno spazio per elaborarne le conseguenze emotive e psichiche.

Tutto ciò può impedirci di vivere nel presente perché avvolti da quel passato che non cammina insieme a noi, bensì ci dà la sensazione di limitarci, imbrigliarci e farci trascinare in una vita che sentiamo non ci appartiene: noi apparteniamo al passato, apparteniamo all’evento traumatico, con il volto girato indietro e nessuno a guardare/vegliare sui nostri passi, sul nostro cammino in avanti!

 

Cos’e’ un trauma psicologico?

Van der Kolk descrive come il trauma sia ben osservabile nel corpo, nella postura, nelle espressioni, nei volti, nelle posizioni che assume il corpo nello spazio, nella totalità di una persona che ha smesso di investire nel proprio presente e rimane ingaggiato in un tempo sospeso, quello del trauma e dei sintomi ad esso correlati, in assenza di un progetto esistenziale, efficace alla vita, ma solo in presenza di una paura e immobilità che conosce molto bene.

Un’espressione moto utilizzata ai fini di aiutare e sostenere la persona che ha vissuto un trauma e’ “consapevolmente impauriti” (V. d. K.) che rimanda a tutto il corpus di studi che sostengono la centrale importanza dell’ imparare ad essere presenti a se stessi, nel qui ed ora. È solo nel presente che si può rintracciare, passo dopo passo, la presenza di umano (ormai non troppo umano), e che esso stesso abbia la possibilità di riconnettersi con sé, e farsi carico non solo delle proprie paure, fino a quel momento invalidanti, ma di tutte le altre sensazioni/emozioni che sono rimaste ovattate sotto il velo della paura e dell’angoscia.

Altro tassello fondamentale per la costruzione di nuove parti del Sé e per il consolidamento dell’identità è quello di esplorare i propri scopi e desideri, e riportando alla luce cosa è davvero importante per sè e la propria vita. A caratterizzare la vita delle persone traumatizzate è spesso il senso di dissociazione e disintegrazione. Individuare tutte la parti dissociate è di cruciale importanza per la costituzione di un’identità che sia unica, e di cui l’individuo ne abbia coscienza.

Un percorso di terapia terrà presente la specificità del trauma, l’impatto e la storia di quello specifico individuo, e proponendo, ove necessario, una cura farmacologica che prosegua di pari passo con la terapia individuale.

L’essenza del trauma è che è travolgente, incredibile, e insopportabile. Ogni paziente richiede che non si accantoni ciò che è normale e si accetti il confronto con una duplice realtà: la realtà di un presente relativamente sicuro e prevedibile, che vive fianco a fianco con un passato catastrofico e sempre presente”.(V. d. K.)