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Il mito familiare: cos’è e come ci può aiutare nella stanza di terapia!

Il mito familiare può essere definito come una griglia di lettura della realtà, in parte ereditata dalle generazioni passate, in parte creata nella generazione attuale, che assegna a ciascun membro della famiglia un ruolo e un destino specifici”.

Soffermandoci su questa semplice definizione abbiamo già l’idea di come un mito familiare, costruito mattoncino dopo mattoncino attraverso il contributo di diverse generazioni, possa da una parte descrivere le credenze, i comportamenti e così via, tali da creare una solida e concreta identità familiare, dall’altra anche incastrare l’individuo in quell’unica griglia, e quindi priva di una possibilità di scelta, di essere e divenire altro appunto da ciò che il mito indica e descrive.

Il mito protegge, unisce, suggerisce programmi di azione, riconoscimento di sè, e aiuta l’individuo a superare le fasi cruciali del proprio ciclo vitale: attraverso i propri riti (aspettative condivise di come la famiglia reagirà in particolari occasioni) si assicura la trasmissione di valori o atteggiamenti, inscrive i vari comportamenti dei componenti familiari in un unico canovaccio. Ciò rende sicuro ogni componente del gruppo familiare di condividere con tutti gli altri un legame unico e indistruttibile, fondato sulla verità che quel mito porta in grembo. Queste verità ruotano attorno alle aspettative riguardanti il matrimonio, i figli, la professione, la vita in genere.

Il mito familiare limita la crescita individuale a favore del permanere di un’unica identità, quella familiare: questo accade in presenza di un mito familiare talmente rigido da non poter rappresentare più una risorsa per la persona, ma diventa un vincolo da cui è complesso districarsi. I cambiamenti non sono permessi, l’assegnazione di ruoli e funzioni si irrigidisce diventando irreversibile, non è possibile integrare il mito personale con quello familiare.

L’individuazione a discapito della non differenziazione:

..”Bisogna decifrare il mandato assegnato a ogni membro della famiglia e introdurvi elementi di cambiamento. Elaborare il mito significa distanziarsi, separarsi da esso, ma anche accettarlo e farlo proprio per quegli aspetti che non minacciano l’individualità e l’autostima, ma al contrario possono essere utili per costruirsi un senso di appartenenza e identità”.

(Lettura tratta da “Tempo e mito nella psicologia familiare”, M. Andolfi, C. Angelo)